Un comitato scientifico rinnovato per affrontare nuove sfide


Questa rivista ha deciso a suo tempo di nascere con un nome, e quindi con un compito, impegnativo quanto pochi altri. Non solo Politiche sanitarie indicava la volontà di operare su un terreno tanto vasto quanto complesso per quel che riguarda le tematiche da affrontare, ma il fatto che il titolo lo adottasse una rivista che si affacciava senza protezioni nella letteratura accademica italiana – e quindi, inevitabilmente non indicizzata – sottolineava, almeno implicitamente, la volontà di proporsi nel contesto del dibattito nazionale sulle politiche sanitarie come strumento di comunicazione tra i settori accademici propriamente detti, quelli dove i temi delle politiche sanitarie divengono oggetto di analisi e ricerche, e gli ambiti dove le politiche sanitarie vengono elaborate e implementate. C’era insomma la volontà di mettersi utilmente nel mezzo, tra produttori e utilizzatori di dati e informazioni scientifiche.
Una scelta valida, stando all’importanza che anche oggi viene attribuita alla necessità di canali di comunicazione tra questi due ambiti, ma che trae vantaggio da una più approfondita riflessione su cosa significhi esercitare questo tipo di ruolo per una rivista come la nostra. Questa riflessione deve opportunamente tenere conto intanto dei limiti strutturali dell’essere una rivista non indicizzata sui principali database di riferimento per la comunità scientifica: pubblicare sulle sue pagine incrementa in misura limitata gli indici bibliometrici sui quali oggi viene valutata e premiata la ricerca scientifica. Questo, da un lato, può rischiare di renderla poco attraente ai fini della carriera accademica anche se, da un altro lato, valorizza il contributo di chi ha deciso di pubblicare su Politiche sanitarie con lo spirito vero – più nobile e disinteressato – del ricercatore. Inoltre, una rivista trimestrale ha tempi tecnici di produzione che sono poco compatibili con la tempestività richiesta per intervenire sull’attualità delle questioni, anche importanti, che emergono quotidianamente nel sistema. E questo rischia di renderla poco attraente per coloro, manager o clinici, che dentro le politiche sanitarie operano quotidianamente, o perché con ruoli e responsabilità nella loro adozione, o perché in qualche modo ne vivono le conseguenze e le implicazioni. Dirigenti e clinici che trovano in altri strumenti l’informazione utile al lavoro quotidiano.
Va dunque ritagliato un ruolo originale, capace di suggerire a chi sulle politiche sanitarie fa ricerca di riconoscere nella rivista uno spazio utile per comunicare/condividere la propria produzione scientifica in ragione della capacità di Politiche sanitarie di far arrivare dati e punti di vista all’attenzione del target privilegiato: manager e operatori della sanità. Un ruolo che valorizzi le caratteristiche peculiari della rivista: la serietà del percorso di revisione critica (peer review) a cui tutti i contributi pervenuti sono sottoposti e l’attenzione al contesto italiano, quasi mai considerato sulle pagine dei periodici internazionali. Allo stesso modo, i lettori dovrebbero poter contare sulla rivista come strumento di approfondimento su tematiche di spessore, di rilevanza non occasionale, ma destinate in qualche modo a influenzare le dinamiche in evoluzione del sistema sanitario italiano quanto meno nel medio periodo.
La scelta oggi di rivedere la composizione del comitato scientifico della rivista è espressione dell’esigenza di avviare una riflessione di questo tipo, che consenta a Politiche sanitarie di evolvere in modo conseguente al ruolo che vorrebbe esercitare. Per questa ragione, il board è stato ampliato, non solo aggiungendo persone portatrici di competenze scientifiche specialistiche non ancora rappresentate, ma anche colleghi rappresentativi di quel mondo manageriale e professionale al quale la rivista intende anche rivolgersi.
Al nuovo Comitato, che è chiamato a raccogliere queste nuove sfide, vanno i migliori auguri di buon lavoro da parte dei Direttori e del Comitato editoriale.
Roberto Grilli1, Vincenzo Rebba2
1Governo clinico, Azienda Usl Reggio Emilia
2Università degli Studi di Padova