Il Nobel per l’economia 2017 a Richard Thaler: l’idea del nudging per le politiche sanitarie
Giovanni Boniolo1, Vincenzo Rebba2
1Dipartimento di Scienze Biomediche e Chirurgico-specialistiche, Università di Ferrara;
2Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali ‘Marco Fanno’, Università di Padova


Quest’anno il premio Nobel per l’economia è stato assegnato a Richard Thaler dell’Università di Chicago per i suoi studi sull’economia comportamentale che documentano, attraverso numerose evidenze sperimentali, come le decisioni individuali – soprattutto quelle in condizioni di incertezza o di carattere intertemporale – non siano sempre in linea con il postulato di razionalità dell’economia classica. Thaler ha evidenziato, in particolare, come le scelte di risparmio individuali siano piuttosto lontane dall’immagine stilizzata dell’ homo oeconomicus perfettamente razionale e possano essere meglio comprese studiando i processi mentali che possono condurre le persone a commettere “errori sistematici” nelle decisioni (ad esempio, a risparmiare troppo poco per gli anni della pensione). Come il premio Nobel per l’economia 2002, Daniel Kanehman, anche Thaler ha quindi considerato importanti aspetti psicologici all’interno dell’analisi economica delle decisioni, sviluppando un filone di ricerca innovativo con forti sinergie tra economia e neuroscienze.
Anche quando si tratta di prendere decisioni che comportano una modifica dello stile di vita (ad esempio, smettere di fumare, adottare una dieta più salutare o incrementare l’attività fisica), che possono impattare significativamente sullo stato di salute (e sui costi dei sistemi sanitari), le persone tendono a commettere errori sistematici, in genere sovrastimando i costi da sostenere subito per modificare le proprie abitudini e sottostimando eccessivamente i benefici che potranno essere ottenuti solo nel futuro per sé e per la collettività. Analogamente alle problematiche analizzate da Thaler riguardo alle decisioni di risparmio, anche in questi casi le persone possono essere caratterizzate da “preferenze temporalmente incoerenti” per cui tendono a procrastinare continuamente la scelta (di aderire a un fondo pensione o di adottare uno stile di vita più salutare), non ponderando in maniera perfettamente razionale le conseguenze delle proprie decisioni.
Thaler non si è però limitato ad analizzare e testare empiricamente la presenza di distorsioni cognitive nelle scelte individuali ma, in collaborazione con Cass Sunstein della Harward Law School, ha formulato delle proposte di politiche pubbliche innovative, con l’obiettivo di raggiungere obiettivi ritenuti socialmente desiderabili – come, ad esempio, l’adesione a piani pensionistici o la prevenzione di patologie croniche – attraverso incentivi o “pungoli” (“ nudge”) di tipo comportamentale diversi dai tradizionali strumenti fiscali e di regolazione basati su obblighi e sanzioni (Thaler e Sunstein, 2003 e 2009). Le politiche di questo tipo vengono designate con la suggestiva e contraddittoria etichetta di “paternalismo libertario”, facendovi rientrare un vasto ed eterogeneo insieme di misure che hanno come denominatore comune il perseguimento di risultati migliorativi per la società (e per lo stesso decisore individuale) attraverso la formula “regola positiva con eccezioni costose”, dove il costo può essere monetario (adottare l’eccezione implica un piccolo costo) o non  monetario (tempo o disagio per adottare l’eccezione, anche soltanto il costo psicologico di scostarsi dalla norma). Si tratterebbe, in sintesi, di perseguire un accettabile compromesso tra l’obiettivo correttivo che si intende perseguire nell’indirizzare la decisione e il rispetto della libertà di scelta individuale, mettendo in primo piano le scelte che conducono al comportamento più benefico e contando sull’inerzia delle persone: ad esempio, esporre in bella vista in una mensa o in un negozio alimenti più salutari (frutta e verdura) e collocare invece in una posizione meno evidente cibi ricchi di zuccheri o di grassi; prevedere l’iscrizione automatica al fondo pensione nel caso degli individui che non abbiano operato alcuna scelta.
Strategie di nudging, più raffinate rispetto agli esempio semplicistici appena formulati – in cui il regolatore pubblico assume la veste di “architetto delle scelte” – si stanno progressivamente diffondendo: oltre 50 paesi si sono dotati di una Behavioral insights unit governativa e 135 hanno adottato interventi pubblici ispirati alle scienze comportamentali (Motterlini, 2017). Una recente survey condotta negli Stati Uniti e nel Regno Unito mostra come alcuni programmi governativi ispirati al nudging abbiano conseguito importanti risultati in molteplici aree di intervento (promozione del risparmio pensionistico, diffusione del risparmio energetico, aumento della copertura vaccinale contro l’influenza, etc) con costi applicativi inferiori rispetto a quelli di tradizionali interventi basati sulla fissazione di obblighi o su incentivi fiscali (Benartzi et al, 2017).
Le strategie di nudging proposte da Thaler appaiono particolarmente rilevanti anche per le politiche sanitarie, soprattutto per quanto riguarda il controllo e la prevenzione dei fattori di rischio legati ai comportamenti individuali, elemento chiave per garantire la futura sostenibilità dei sistemi sanitari a fronte dell’invecchiamento della popolazione e della crescente prevalenza delle patologie cronico-degenerative. Anche in questo ambito si sono sviluppate diverse applicazioni soprattutto nei paesi anglosassoni (Muraro e Rebba, 2010; Marteau et al, 2011; Cohen et al, 2016).
Occorre tuttavia essere cauti sul fronte dell’adozione delle politiche di nudging. Non è detto, infatti, che i decisori politici non siano anch’essi “miopi” o affetti da problemi di irrazionalità nelle scelte. Basti pensare al fatto che spesso le politiche di prevenzione dei fattori di rischio di molte patologie croniche (obesità, fumo, etc), che determinerebbero grandi benefici, in termini di salute e di minori costi sanitari, nel lungo periodo (e quindi “oltre il ciclo elettorale”) vengono sistematicamente sacrificate rispetto agli interventi terapeutici sulle patologie già in essere. Vi è, inoltre, un altro non piccolo problema, ossia chi legittima le scelte governative o istituzionali di paternalismo libertario? Per ovviare a questi problemi assume grande rilievo democratico un processo deliberativo ben costruito ed ex ante, con cui i cittadini, realmente informati, possono – con le loro deliberazioni – legittimare il governo o le istituzioni a compiere certe politiche di paternalismo libertario e non altre (Schiavone et al, 2014). In questo modo, il processo top-down tipico di politiche governative o istituzionali avrebbe un avallo bottom-up da parte dei cittadini che garantirebbe la condivisione e la trasparenza delle regole di nudging che si andrebbero a proporre, evitando il pericolo di scivolare verso interventi molto più autoritari e invasivi (meno libertari) di quelli previsti dalla stessa teoria di Thaler e magari pure meno efficaci di quelli tradizionali in quanto non avrebbero la compliance da parte della popolazione coinvolta.
Bibliografia
Benartzi S, Beshears J, Milkman KL et al (2017), Should governements invest more in nudging?, Psychol Sci, 28(8):1041-1055.
Cohen G, Lynch HF, Robertson CT (2016), Nudging health: health law and behavioral economics, Baltimore, John Hopkins University Press.
Marteau TM, Ogilvie D, Roland M et al (2011), Judging nudging: can nudging improve population health?, BMJ, 342: 263-265.
Motterlini M (2017), Un Nobel che rallegra la triste scienza, Il Sole24Ore - Domenica, 15 ottobre, p 23.
Muraro G, Rebba V (2010), Individual rights and duties in health care, Rivista Internazionale di Scienze Sociali, 118 (3): 379-396.
Schiavone G, De Anna G, Mameli M et al (2014), Libertarian paternalism and health care policy: a deliberative proposal, Med Health Care Philos, 17 (1): 103-113.
Thaler RH, Sunstein C (2003), Libertarian paternalism, Am Econ Rev, 93 (2): 175-179.
Thaler RH, Sunstein C (2009), Nudge. La spinta gentile: la nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità, Milano, Feltrinelli.