Fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale: situazione attuale e prospettive di sviluppo
Vincenzo Rebba
Dipartimento di scienze economiche e aziendali, Università di Padova e Criep - Centro interuniversitario sull’economia pubblica


A distanza di quattro anni dal numero monografico curato da Massimo Campedelli*, Politiche sanitarie ritorna a considerare il tema del possibile ruolo dei fondi sanitari integrativi nel sistema sanitario italiano. Da allora il fenomeno della cosiddetta ‘sanità integrativa’ – ovvero dei fondi sanitari che integrano il Servizio sanitario nazionale (Ssn), offrendo una copertura collettiva per le prestazioni escluse dal sistema pubblico – ha registrato un’ulteriore evoluzione: il numero dei fondi registrati all’Anagrafe presso il Ministero della salute è cresciuto e i loro iscritti hanno ormai superato i 10,6 milioni; inoltre, sono aumentate anche le coperture sanitarie offerte dalle aziende ai loro dipendenti attraverso polizze collettive o società di intermediazione.
Negli ultimi anni, le analisi sulla sanità integrativa sono state numerose e il dibattito è divenuto particolarmente intenso, anche in relazione alla progressiva espansione delle forme di welfare aziendale sanitario che hanno ricevuto un forte impulso dall’introduzione di incentivi fiscali a beneficio di lavoratori e aziende. In particolare, l’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn della Commissione Igiene e Sanità del Senato, conclusasi a gennaio 2018, ha evidenziato come i fondi sanitari rappresentino “una amalgama poco conosciuta” e contemplino una varietà di coperture (in molti casi “duplicative” delle prestazioni offerte dal Ssn) dagli effetti difficili da enucleare. Allo scopo di realizzare un efficace governo del settore, la Commissione Affari Sociali della Camera ha avviato nel 2019 un’altra indagine conoscitiva. Da ultimo, anche il Patto per la Salute 2019-2021, ancora in bozza, dedica un articolo specifico (l’articolo 5) al tema dei fondi integrativi del Ssn.
In questo quadro, appare importante disporre di una conoscenza adeguata del fenomeno, sia per quanto riguarda i numeri in gioco (spesso contrastanti in quanto basati non su dati ufficiali ma su stime e analisi parziali), sia per quanto riguarda gli effetti di equità e di efficienza che possono derivare da una possibile espansione della sanità integrativa. In particolare, appare importante cercare di capire se promuovere la previdenza sanitaria integrativa possa o meno contribuire alla sostenibilità del Ssn, consentendo da un lato di ridurre la pressione sul bilancio pubblico e dall’altro di ridurre il peso dei pagamenti diretti per le prestazioni sanitarie attualmente sostenuti dalle famiglie. Politiche sanitarie propone in questo numero quattro contributi che esaminano queste tematiche.
Il contributo di Francesca Barigozzi e Vincenzo Rebba introduce un quadro di riferimento utile per analizzare il meccanismo di funzionamento del Ssn e per capire se e in che misura la sua sostenibilità finanziaria possa essere meglio garantita attraverso il consolidamento di un modello multi-pilastro in cui fondi sanitari integrativi non profit (secondo pilastro) si affiancano alla copertura di base pubblica (primo pilastro).
Guido Citoni e Aldo Piperno offrono un’analisi dettagliata e aggiornata delle dimensioni, degli effetti e delle implicazioni di politica sanitaria del fenomeno dei fondi sanitari integrativi in Italia. I due autori espongono anche una particolare opzione di policy in cui alla sanità integrativa, opportunamente regolata, viene attribuito un ambito specifico e ben limitato.
Il contributo di Nerina Dirindin evidenzia come i fondi sanitari integrativi, spesso presentati come una ‘win win solution’, in realtà possano determinare effetti redistributivi e allocativi che non migliorano il benessere sociale e che possono concorrere a indebolire il Ssn. Secondo Dirindin, appare necessario un riordino complessivo della normativa sulla sanità integrativa, puntando ad evitare un ridimensionamento implicito e esplicito dei livelli essenziali di assistenza garantiti dal Ssn.
Infine, il contributo di Anna Marenzi, Dino Rizzi e Michele Zanette rappresenta la prima analisi empirica sulla dimensione e sugli effetti redistributivi dei benefici fiscali previsti in Italia per i fondi sanitari integrativi. I risultati di tale analisi suggeriscono un profilo redistributivo dei vantaggi fiscali fortemente concentrato a favore dei contribuenti più ricchi.
Note
*Politiche sanitarie 2015, vol. 16, n. 1.